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Quaderno AIAF
n. 156
Un rating islamico per le società italiane
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Un rating islamico per le società italiane

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Argomenti

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Anno

2013

Gruppo di lavoro Aiaf
Un rating Islamico per le società Italiane – l’Islamic FTSE MIB

Socio Responsabile
Giustiniani Enrico

Autori:
Giustiniani Enrico, Banca Finnat, Socio Aiaf
Brugnoni Giorgio Carlo, Dottorando di Ricerca in “Gestione Bancaria e Finanziaria” Sapienza Università di Roma, Facoltà di Economia
Riccardi Diego, Dottorando di ricerca in “Gestione bancaria e finanziaria”, Sapienza Università di Roma, Facoltà di Economia – Product Manager, Banca Finnat, Socio Aiaf
Cappellini Daniele, Portfolio Manager, Banca Finnat
Eifrig Tatjana, Senior Financial Analyst, Banca Finnat, Socio Aiaf
Tami Alessandra, Professore Associato di Bilancio e analisi economico-finanziaria Università degli Studi di Milano Bicocca, Socio Aiaf
Rocco Giuseppe, Specialista coordinamento marketing strategico, Direzione Generale Banco di Napoli

 

Abstract
In tutti i modelli occidentali, il tasso d’interesse è il fulcro del business delle banche. Quelle islamiche, assumono depositi e svolgono tutte le attività normali di banca, senza utilizzare gli interessi (ribà), proibiti dall’Islam.
Il sistema bancario islamico è una risposta concreta al riconoscimento che il divieto di interesse, da parte di tutte le principali religioni, si basa su un grande fondamento logico: non può esserci guadagno senza una compartecipazione al rischio. Rischio significa che se si desidera ottenere un profitto, si deve esser pronti a subire una perdita. La finanza islamica è un sistema etico ed equo che trae i suoi principi dalla Sharia (Legge Islamica) fondata sul Qur’an (Corano) che disciplina tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva del credente.

L’obiettivo centrale dell’etica islamica nell’economia non si discosta da quello cristiano nel perseguire attraverso l’azione umana la giustizia sociale e una migliore distribuzione della ricchezza, ne esprime una condanna aprioristica contro il capitalismo, ma a differenza dell’occidente, nel mondo islamico è rimasto inalterata la prevalenza in campo economico dell’etica e della morale rispetto alle leggi di mercato.

Per la finanza islamica è necessario stabilire uno stretto controllo delle destinazioni degli impieghi bancari al fine di identificare se la loro finalità sia conferme ai principi etici e religiosi. La partecipazione al capitale con i propri clienti mediante la condivisione dei profitti e delle perdite e la commercializzazione di merci e beni è parte integrante delle attività bancarie islamiche.

Il divieto d’interesse non è l’unico aspetto peculiare, in quanto hanno la stessa importanza: il divieto di pratiche economiche che implicano incertezza o ambiguità (gharar), il divieto di speculazione (maisir), il divieto d’investimento in attività vietate dal Corano (haram) come le attività convenzionali legate: ad interessi, alcool, tabacco, gioco d’azzardo, scommesse, ingegneria genetica umana/animale, produzione di armi, assicurazione vita, produzione, lavorazione e ogni altra attività riguardante i suini.
Le banche islamiche non sono presenti solo nei Paesi dove questa religione è prevalente, già oggi ci sono molte banche occidentali tradizionali che fanno affari con banche islamiche o propongono servizi con l’osservanza dei dettami del Corano. Non è ovviamente da credere che questo sia un circuito parallelo o non legale.

Le banche islamiche lavorano nel pieno rispetto delle leggi dei singoli Paesi dove operano, sono sottoposte alle Autorità di Vigilanza e alle regole internazionali contro il riciclaggio di denaro sporco ed il finanziamento alle organizzazioni terroristiche; oltre ovviamente, ad essere sottoposte al controllo dei comitati etici islamici (Sharia-board), formati da esperti della Legge islamica che hanno il ruolo di verifica ed approvazione delle pratiche e degli strumenti finanziari che devono risultare in linea con i principi religiosi. Un organismo comunque indipendente dal management, che rappresenta la garanzia per intermediari finanziari ed investitori in cerca di strumenti finanziari in linea con i principi di fondo ispirati dalle leggi coraniche.

Negli ultimi anni, si è assistito allo sviluppo della finanza islamica anche in Europa, soprattutto nel Regno Unito, sebbene attualmente la maggior parte dei musulmani europei gestisce le proprie attività finanziarie attraverso le banche convenzionali, anche perché i principali fornitori di servizi finanziari islamici non sono presenti nel mercato al dettaglio.

Il tema della finanza islamica è stato al centro anche di diversi importanti convegni in Italia incentrati per lo più sulle possibilità, normative e di vigilanza bancaria, di poter aprire uno sportello islamico nel nostro Paese, anche se non ci sono stati grandi riscontri dal mondo bancario Italiano soprattutto perché il nostro Paese, rispetto a Francia, Inghilterra e Germania, ha una comunità di immigrati musulmani di prima generazione, per lo più con bassi livelli di reddito che esprimono una domanda rivolta essenzialmente a servizi di base non finanziari come le rimesse e gli strumenti di pagamento.

Crediamo, al contrario, ed è stato questo l’obiettivo di questo quaderno di ricerca, che ci siano interessanti opportunità di investimento in Italia per le istituzioni islamiche. Non quindi “fare” finanza islamica in Italia, ma piuttosto far emergere le realtà Italiane che soddisfino i restrittivi requisiti islamici tali da rappresentare delle possibilità di investimento per quelle Istituzioni (fondi sovrani, banche, SGR, ecc).

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