Intangibles
Quaderno AIAF
n. 122
Lo studio delle componenti del Goodwill: un modello di analisi
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Lo studio delle componenti del Goodwill: un modello di analisi

15.00

Categoria:

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Argomenti

Intangibles

Anno

2005

Autori
Gerardo Pecoriello, (Consigliere di Aiaf Formazione e Cultura s.r.l.) Team leader “Area Finance” di Blupeter, Milano
Luca Franceschi, (Consigliere di Aiaf Formazione e Cultura s.r.l., Docente ai Corsi Aiaf) Dottore Commercialista in Milano

Note introduttive

Nel mondo finanziario è sempre più pressante l’esigenza di conoscere l’effettiva consistenza dei beni immateriali di cui si avvale un’impresa per lo svolgimento della propria attività.

La ragione di tale richiesta di informativa si pone non solo con riferimento alla predisposizione del bilancio di esercizio, ma soprattutto per “il miraggio” di poter veder sintetizzato in un numero, gli elementi costitutivi i punti di forza di un’azienda. Inoltre, l’adozione dei principi contabili internazionali sorti per l’esigenza di omogeneizzare i principi contabili dei paesi di tutto il mondo (che sono caratterizzati da assetti industriali, sociali e culturali profondamente eterogenei), principi che si rammenta risultano improntati maggiormente ad un approccio di carattere finanziario piuttosto che economico delle poste che compongono il bilancio di esercizio, hanno sospinto i soggetti interessati all’analisi dei bilanci a dedicarsi più ad un esame dei risultati aziendali, cioè gli effetti, piuttosto che sui reali elementi che permettono ad un’azienda di conseguire utili e vantaggi competitivi sul mercato, cioè le cause.

Questi fatti hanno così condotto ad approfondire la tematica dei cosiddetti Intangibles con la produzione esponenziale di testi e di working papers di approfondimento, accompagnati da convegni e seminari di divulgazione di metodologie di identificazione e quantificazione di tali elementi immateriali.

Il rischio conseguente a quanto sopra delineato è quello di fermarsi a

  • studiare i diversi metodi di quantificazione degli intangibili;
  • esaminare se le società utilizzano tali strumenti;
  • verificare se forniscono informazioni sulle metodologie di implementazione dei modelli teorici e dati impiegati.

Ed è così che oggi si attende con impazienza una sempre maggior diffusione del cosiddetto bilancio dell’intangibile tra tutte le società quotate. Operando come sopra brevemente sintetizzato, si rischia però di perdere la conoscenza di quello che è la vera realtà da indagare, approfondire e comprendere. In un mondo economico dove domina il principio primordiale della dottrina pitagorica, cioè il numero, non ci si deve far travolgere dall’esigenza di tradurre tutto in dati quantitativi.

D’altronde, l’azienda presenta anche aspetti qualitativi che non possono essere apprezzati singolarmente, ma possono essere sintetizzati tutt’insieme solo quantificando il valore economico complessivo dell’impresa, mediante le convenzioni logico economico di generale accettazione. Non va infatti dimenticato che il termine azienda, di fatto, si riferisce ad un’organizzazione di beni e persone. Affinché l’azienda presenti un valore maggiore rispetto alla sommatoria degli importi riferibili ai singoli asset che la compongono è necessario che una significativa forma di coordinamento degli stessi sia messa in atto attraverso gli individui che vi operano all’interno.

Quindi, solo attraverso un approccio conoscitivo operativo e concreto atto all’identificazione di tutti gli aspetti di un’impresa si rende possibile procedere ad un’analisi seria e logica dell’azienda, per giungere in seguito a individuare i diversi driver del business e conseguentemente poter attribuire significato economico agli elementi che compongono la differenza fra il valore dell’impresa e quello corrente (fair value) degli asset che compongono la stessa.

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