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Borsa Valori
2007
Gruppo di lavoro Aiaf Indagine e modellistica interpretativa dell’efficienza dei mercati finanziari in scenari di integrazione
Giovanni Bottazzi Funzionario di Direzione della Borsa Valori Italiana dal 1974 al 1994, autore di vari studi in argomento tecnico-finanziario, socio Aiaf, docente universitario a contratto Malcolm Galloway Duncan Responsabile per i rapporti internazionali della Borsa Valori Italiana dal 1972 al 1994, consulente della Commissione Europea (DGXV) dal 1981 al 1984, pubblicista e scrittore finanziario, ex imprenditore in campo marketing-finanziario e socio Aiaf Executive Summary
Il tema che qui viene proposto riguarda il futuro del mercato borsistico europeo. Il lavoro consiste in una motivata denunzia circa le recenti disposizioni emanate in ambito europeo e in una interpretazione dell’ondata di aggregazioni delle Borse, tra cui la fusione della Borsa italiana con quella di Londra.
Si portano i recenti casi di instabilità nei mercati finanziari del mondo (estate 2007) come segnali che consigliano riflessioni serie, specialmente agli organi rappresentativi di quei segmenti di mercato che più sono penalizzati dalla persistenza degli attuali indirizzi. Gli autori dello studio, come funzionari della direzione della Borsa di Milano fino al tempo della sua trasformazione in organismo unico nazionale e come delegati rappresentanti delle Borse italiane presso le istituzioni internazionali, hanno operato per anni a favore dell’evoluzione delle strutture organizzative e delle regole di funzionamento del mercato borsistico; in particolare, hanno dedicato energie, entusiasmo e convinzione al perseguimento di una meta comune a tutta la Dirigenza, ossia la transizione del mercato mobiliare italiano da una situazione di marginalità, come si verificava negli anni ’70, ad una struttura organizzativa e regolamentare moderna ed efficiente per il finanziamento delle imprese.
L’obiettivo era la trasformazione della Borsa in uno strumento indispensabile sia per rafforzare l’economia produttiva, sia per estendere concretamente l’ambito della partecipazione democratica del risparmio privato. Di fatto sono stati realizzati enormi progressi in questa direzione, come risulta confrontando le dimensioni del mercato borsistico tra gli anni ‘70 e gli anni ‘90.
In molte occasioni il progresso è corrisposto all’accoglienza nel nostro Paese di modelli già validamente sperimentati nei mercati finanziari più avanzati. Da parecchi anni il processo di avanzamento dei mercati borsistici è ormai regolato in modo uniforme per l’intera Comunità dalle Autorità centrali europee, le quali si sono poste l’obiettivo ambizioso di promuovere il mercato finanziario unico europeo e sono state conseguenti quando hanno imposto l’abbattimento delle barriere nazionali alla concorrenza.
Però non sembra agli autori che esse abbiano poi saputo imporsi nell’individuare un modello di sviluppo originale e autonomo. A loro avviso, le direttive comunitarie più recenti non hanno proposto nulla di meglio di quanto già di fatto avveniva secondo le tendenze in atto; fino alla completa cancellazione di qualunque segmentazione tra mercato borsistico, bancario e assicurativo ed al consolidamento di una monocoltura bancaria di stampo renano, in contraddizione con le esperienze storiche recenti e meno recenti della maggior parte dei Paesi comunitari.
Nello studio sono esposti problemi e dubbi circa le prospettive aperte dalle nuove impostazioni; problemi e dubbi che ovviamente si auspica possano essere superati da correzioni all’attuale impostazione e che si potranno presumibilmente apportare in una successiva evoluzione; anche perché la normativa europea deve fare i conti con un mercato finanziario ormai sempre più globale.
Per questo si sostiene la necessità che a livello globale, con il rafforzamento della collaborazione tra gli organi di controllo e magari con la formazione di una specie di ONU finanziaria, siamo ormai assunte quelle decisioni di fondo sulle regole di funzionamento dei mercati finanziari che sono in grado di salvaguardare la fiducia tra le varie categorie di operatori, il solo terreno di sviluppo delle Borse. Non deve più accadere che la moneta cattiva (la finanza deteriore) scacci quella buona (la buona finanza).
Nel proporre queste riflessioni alcuni di noi godono probabilmente di una visuale privilegiata in quanto hanno vissuto professionalmente il mercato finanziario osservandolo da un punto di vista particolare, quello dell’organo direttivo della Borsa, e lavorando per promuovere quest’ultima come centro del mercato mobiliare preposto a determinare prezzi e rendimenti delle attività finanziarie in modo trasparente e significativo.
L’occasione di esercitarsi nell’analisi è ora lo scenario di integrazione dei mercati borsistici, in cui si cala il caso più recente e più vicino a noi di fusione tra le Borse italiana e quella di Londra. Sembra logico chiedersi quali elementi esistano capaci di indicare se e come tale fusione determinerà anche la convergenza dei mercati, migliorandone la qualità sotto i profili della trasparenza e dell’efficienza nelle varie accezioni, informativa, operativa e allocativa.