Les liaisons dangereuses L’indicizzazione di un fondo azionario italiano

Autori
L. Massimiliano Orioli, Socio AIAF dal 1993, Chief Strategist di Comit Asset Management – Milano
Marco Ratti,  Direttore Investimenti di Comit Asset Management – Milano

Introduzione

Tra le tecniche di gestione dei portafogli, l’indicizzazione è forse la più conosciuta e amata dagli accademici, la più odiata dai gestori attivi e comunque la più dibattuta.

Nell’Europa continentale il suo grado di diffusione è ancora limitato; ma il successo ottenuto dalla gestione passiva nei mercati anglosassoni – ed alcune pressioni competitive locali  – suggeriscono che anche il mercato del risparmio gestito europeo possa rapidamente diventare terreno di coltura per stili di gestione passivi.

Sembra quindi prudente, da parte di una società di gestione, valutare se esista un mercato per l’indicizzazione, se valga la pena di entrarvi e quali difficoltà gestionali, amministrative o commerciali si possono incontrare.

Gli obiettivi di questo Quaderno sono circoscritti ai seguenti:

• mostrare che il fondamento intellettuale dell’indicizzazione è solido nel contesto americano, più soggetto a dibattito in quello italiano; specificamente, i risultati indicano che in alcuni anni la motivazione usuale per l’indicizzazione (buona performance di indici/ fondi passivi rispetto a quelli gestiti attivamente) non è stata confermata dai dati;
• mostrare che l’azione congiunta della regolamentazione e della formulazione degli indici esistenti rende impossibile – con buona pace di chi afferma che l’intera industria è indicizzata – una replica perfetta, o comunque abbastanza ravvicinata da soddisfare standard statunitensi, di qualsiasi benchmark azionario italiano ragionevole;
• mostrare che la gestione passiva non è il cimitero di tutte le skills esistenti, ma un luogo di sviluppo di abilità specifiche, diverse da quelle relative alla gestione attiva, ma correlate ad esse e dotate di dignità propria;
• capire come la situazione potrebbe cambiare.