Strumenti finanziari
Quaderno AIAF
n. 140
Derivati finanziari e risk disclosure
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Derivati finanziari e risk disclosure

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Argomenti

Strumenti finanziari

Anno

2008

Gruppo di lavoro:
Aiaf – Banca Akros S.p.A. – Financial Innovations SIM S.p.A.

Rosalba Nigro (coordinatore), Financial Innovations SIM S.p.A., Socio Aiaf
Claudia Re, Financial Innovations SIM S.p.A.
Dario Colombo, Amministratore GDA Revisori indipendenti S.p.A., Dottore commercialista, Consigliere Aiaf
Emanuele Facile, Financial Innovations SIM S.p.A.
Gualtiero Castiglioni, Banca Akros S.p.A.
Luca Mocerino, Financial Innovations SIM S.p.A.
Massimo Racca, Banca Akros S.p.A.

 

INTRODUZIONE
di Dario Colombo

Rileggendo la bozza del quaderno che avete fra le mani il mio pensiero torna al Framework dei principi IFRS che ipotizza che gli utilizzatori del bilancio dispongano di una ragionevole conoscenza degli affari (“business”), delle attività economiche e della contabilità e che siano disponibili (“willing”) a studiare l’informazione finanziaria con ragionevole diligenza.

Obiettivamente, fin dal primo articolo di questo quaderno, quello di Rosalba Nigro, il lettore, avventurandosi per gli impervi sentieri dell’hedge accounting, potrà rendersi conto che la locuzione ragionevole conoscenza sottostima di molto la realtà.

Per comprendere numerosi aspetti di questi principi: dalla contabilizzazione degli strumenti finanziari derivati all’impairment test, dalle aggregazioni aziendali alla contabilizzazione di ricavi e imposte sono richieste conoscenze altamente specialistiche. Questa complessità dei principi IFRS è dovuta a sua volta al fatto che molte imprese ed enti, non solo di grandi dimensioni, pongono in essere transazioni molto complesse.

Tuttavia questa tendenza comporta il rischio che la valutazione dell’attendibilità dei bilanci venga affidata sempre più ad un numero molto ristretto di soggetti: i revisori contabili (nella sostanza un oligopolio di quattro network mondiali) che sono tra i pochi, oltre agli esperti delle società che predispongono i bilanci, a disporre di conoscenze adeguate per poter valutare l’aderenza dei bilanci ai principi contabili adottati. Si potrebbe creare una situazione simile a quella che si è verificata nell’ambito della valutazione dell’affidabilità di alcuni strumenti finanziari sofisticati (mutui subprime, credit default Swap, ecc…) di cui persino gli investitori istituzionali spesso non conoscevano l’esatto contenuto (ed in particolare non erano in grado di valutarne il merito di credito) e dovevano fidarsi del giudizio di tre società di rating leader a livello mondiale. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Vi è un altro rischio: per predisporre principi tanto sofisticati è stato necessario un periodo di tempo non breve e un discreto dibattito tra le parti interessate; si pensi alle discussioni sul principio IAS 39 che presentava aspetti che mal si conciliavano con la prassi di alcuni paesi europei.

Nel giro di pochi giorni lo IASB, scavalcando le normali procedure di coinvolgimento delle parti interessate ed in considerazione delle particolari condizioni del mercato attuale, ha pubblicato una modifica allo IAS 39 ed all’IFRS 7, dando tuttavia l’impressione che abbia temuto di essere scavalcato dalle decisioni dei politici.

Il principio in questione, con un netto cambiamento rispetto alla precedente versione dei principi coinvolti, consente la riclassificazione di taluni strumenti finanziari da una categoria che prevede che le variazioni del loro fair value vengano contabilizzate come utili o perdite nel conto economico a categorie che prevedono valorizzazioni al costo ammortizzato che tendenzialmente prescindono dai valori di mercato.

Il testo modificato dello IAS 39, malgrado una tradizionale pignoleria di questi principi nel definire con precisione il significato di ogni termine utilizzato, specifica che queste riclassificazioni sono ammesse “only in rare circumstances”,ma non viene fornita una interpretazione di quali possano essere le rare circostanze a cui si riferisce, rischiando di favorire comportamenti discrezionali. Sembra inoltre che vi siano all’orizzonte altre modifiche ai principi IASB che potrebbero comportare o consentire ulteriori limitazioni all’utilizzo del fair value sia per altre categorie di strumenti finanziari che ai fini dell’impairment test. Certamente il fair value come metodo di valutazione delle poste di bilancio sta vivendo un momento critico e qualcuno potrebbe arrivare a chiedersi se non sia il caso di proporre un ritorno a quel concetto di costo storico, studiato e divulgato da Gino Zappa e Fabio Besta, e ben rappresentato nei cari vecchi principi contabili italiani.

Ben venga quindi questa quarta edizione di “derivati finanziari e risk disclosure” che nasce dalla pluriennale collaborazione tra Aiaf, Financial Innovation e Banca Akros e che speriamo possa fornire utili spunti di riflessione sul tema della contabilizzazione e rendicontazione di strumenti finanziari sofisticati quali i titoli derivati.

Quest’anno la ricerca ha ampliato il suo raggio di azione includendo società europee incluse nell’indice EURO STOXX 50 e coinvolgendo anche analisti equity di diversi paesi europei e operatori dell’asset management. La ricerca ha evidenziato che, a fronte di una migliorata assimilazione dei principi IFRS che ha consentito una gestione più consapevole degli strumenti finanziari, le imprese italiane mostrano tuttavia una minor dimestichezza nell’utilizzo delle regole di hedge accounting ed in generale nella predisposizione dell’informativa sull’uso degli strumenti finanziari derivati rispetto a quelle europee. Permane inoltre la difficoltà per il lettore di identificare l’impatto dei rischi ed il contributo dell’attività di gestione dei rischi sulla redditività dell’impresa.

Ciò è in parte connesso con la difficoltà di dimostrare l’“efficacia della copertura” richiesta dai principi IFRS che induce molte società a trattare contabilmente come speculativi strumenti finanziari che nella sostanza hanno invece finalità di copertura. La complessità degli argomenti attinenti la contabilizzazione degli strumenti finanziari derivati ed il momento di incertezza dei mercati inducono inoltre imprese, analisti finanziari e gestori ad auspicare l’emanazione di “Best practice guidance” da parte di soggetti autorevoli.

Un compito ed un sfida, quindi, anche per Aiaf che dispone di requisiti di indipendenza e conoscenze specialistiche ed interdisciplinari tali da potersi porre come soggetto autorevole per fornire il proprio contributo su questi temi.

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