€15.00
Informativa di bilancio
2002
Autore (esterno all’AIAF) Marina Brogi (Professore Associato di Tecnica di Borsa presso l’Università “La Sapienza” di Roma)
Introduzione
Il legame che unisce mercati finanziari e informazione è stato identificato e indagato da tempo dalla teoria economica.
Numerosi studi si sono occupati di questo tema con approcci e risultati anche molto diversi; tuttavia tutti contribuiscono a confermare che l’informazione è uno degli ingredienti necessari per lo sviluppo del mercato mobiliare. Basti pensare, per esempio, che l’efficienza dei mercati si misura anche sulla capacità dei prezzi di rispecchiare le informazioni disponibili e che una delle funzioni positive normalmente attribuite ai mercati finanziari è quella di contribuire all’arricchimento del bagaglio di informazioni disponibili proprio attribuendo un “prezzo” ai progetti imprenditoriali.
L’importanza delle informazioni è condivisa anche dal legislatore, dalle autorità di vigilanza e dalle società di gestione dei mercati: i mercati borsistici regolamentati richiedono alle società quotate e quotande di fornire al mercato una serie di informazioni volte a ridurre il gap informativo tra la società che richiede fondi al mercato e il risparmiatore, che invece i fondi li fornisce. Una disciplina organica delle società quotate è stata introdotta in Italia nel 1998 con il Testo Unico della Finanza, ma l’esigenza di regolamentare gli obblighi di “disclosure” da imporre alle società quotate è stata avvertita assai prima: nel 1934 aveva dato impulso, insieme ad altri importanti temi, alla creazione della Securities Exchange Commission.
Subito dopo la crisi del 1929 si riteneva infatti che la trasparenza e la circolazione delle informazioni sulle società quotate potessero giocare un ruolo chiave nel prevenire le crisi dei mercati stessi, fungendo da “antidoto” contro gli eccessi dei prezzi. E comunque, era ben chiaro che le informazioni avrebbero potuto avvicinare al mercato borsistico, e dunque all’investimento diretto delle imprese, un più ampio numero di risparmiatori.
Un’intuizione importante dal momento che, in presenza di un ampio numero di risparmiatori/investitori, il mercato è in grado di consentire la liquidabilità dell’investimento: in altri termini, il risparmiatore, che investe in un titolo che non prevede il rimborso del capitale potrà liquidare il suo investimento tempestivamente senza un’eccessiva oscillazione di prezzo.
Anche la progressiva “istituzionalizzazione”, ossia la circostanza che il risparmio sia sempre più gestito da parte di investitori istituzionali professionisti, non ha in nessun modo modificato il ruolo delle informazioni, anzi semmai il mercato dei capitali è diventato un giudice ancora più severo perché costituito da operatori professionali che, insieme ai risultati ottenuti, vagliano attentamente i piani futuri e le prospettive delle aziende. Al tempo stesso però il mercato è anche un importante catalizzatore in quanto, una volta dato il suo consenso alle strategie e alle “visioni” del management, è in grado di supportare con i capitali, e dunque trasformare in realtà, anche i progetti più ambiziosi. È dunque necessario gestire in modo “proattivo” il rapporto con il mercato dei capitali, soprattutto perché per le aziende non esiste mercato più stimolante, che sia animato da una competizione intersettoriale e internazionale altrettanto accesa.
La partita sul mercato dei capitali viene vinta dalle aziende che, oltre ad avere buoni fondamentali, sanno anche comunicarli, che sono capaci di creare un relazione con i diversi attori della comunità finanziaria, che contribuiscono a semplificare il processo di produzione e diffusione delle informazioni. Le aziende quotate devono essere in grado di andare oltre l’informativa minima obbligatoria, occorre imparare a comunicare e, addirittura, a costruire relazioni.
Il bagaglio di relazioni che la società è riuscita a costruire combinato con la reputazione di cui gode il management sul mercato sono alla base del marchio finanziario della società. Un buon rapporto con il mercato si costruisce con un programma ben strutturato di comunicazione economico finanziaria e, in particolare, di investor relation.
Obiettivo del presente studio è proporre un modello organico per la progettazione della comunicazione economico finanziaria che ne massimizzi l’efficacia al supporto della strategia. A questo fine, dopo una disamina delle funzioni del mercati mobiliare e del legame fra informazione e valore (cap.1), si analizza il potenziale contributo della comunicazione economico finanziaria alla strategia (cap.2), si propone un modello per la progettazione e l’implementazione di un piano dicomunicazione economico finanziaria (cap. 3) e da ultimo si mettono in luce i vantaggi della progettazione e l’importanza dell’integrazione della comunicazione economico finanziaria (capitolo 4) grazie ad un’indagine empirica condotta su un campione di 54 comunicati stampa di aziende quotate in Italia relativi alla 3° trimestrale del 2001.