The use of derivatives on CO2-emission allowances in Italy

Banca d’Italia

Occasional papers 896

Il sistema di scambio delle quote di emissione dell’Unione europea (EU ETS) è stato lanciato nel 2005 per ridurre le emissioni di gas serra nell’UE e costituisce il secondo mercato del “carbonio” dopo quello cinese.

Il meccanismo delle quote, che una volta emesse possono essere liberamente scambiate nel mercato secondario, fa si che il diritto di emettere CO2 rappresenti un bene negoziabile[1], ma la natura imprevedibile della produzione e le fluttuazioni nei prezzi delle EUA generano rischi correlati alle emissioni che si possono mitigare con la negoziazione attiva delle EUA.

In Europa la negoziazione dei permessi è accompagnata da un mercato secondario attivo, tipico di ogni sistema obbligatorio di cap-and-trade nel quale si sono sviluppati nuovi strumenti finanziari: derivati finanziari, in particolare future, con le EUA come sottostante. Tali strumenti rappresentano quindi una nuova classe di attività con caratteristiche distintive oggetto di studi sempre più approfonditi in particolare in merito ai meccanismi di formazione, che è elemento fondamentale per le aziende per valutare il rischio futuro della loro attività e per i decisori politici per valutare il raggiungimento degli impegni ambientali assunti.

[1] “Le aziende che operano in settori caratterizzati da elevate emissioni di CO2 sono tenute a partecipare al sistema ETS di limitazione e scambio, che si basa su permessi di emissione, le cosiddette quote dell’Unione europea (EUA): ogni EUA consente al detentore di emettere una tonnellata di CO2. Ogni anno vengono emesse delle EUA, tramite assegnazione o asta, e le aziende devono cedere abbastanza quote per giustificare completamente le proprie emissioni nell’anno precedente.”

Leggi l’articolo completo:

Articoli correlati: