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L’ANALISI FINANZIARIA: UN BENE COMUNE DA PROMUOVERE
Tra le grandi sfide che l’Italia sta affrontando insieme alle riforme, le infrastrutture energetiche, la sostenibilità climatica, il rispetto dei principi ESG, la crescita del benessere sociale, il rilancio demografico, in cima alla lista resta senz’altro la sfida delle competenze e della conoscenza.
La scuola resta il luogo dove l’apprendimento e la crescita della conoscenza e delle competenze trovano la propria deputazione d’elezione. Solo a scuola, dall’asilo nido al master universitario post-laurea, la persona e le competenze possono crescere in modo armonioso e socialmente attivo. Cruciale perché l’ascensore sociale funzioni riconoscendo merito e propensioni naturali, la scuola ha l’obbligo di fornire ad ogni individuo le basi di conoscenza e di capacità di interazione sociale per cogliere le opportunità che il mondo del lavoro può e deve offrire ai giovani per la crescita professionale e il loro progetto. Le competenze giocano una funzione chiave nello snodo tra il mondo della scuola e quello del lavoro: tra queste la conoscenza delle nozioni base di economia e finanza resta uno degli “attrezzi nella cassetta” di ogni individuo, bagaglio oggi necessario ed essenziale per la realizzazione individuale.
Bene stanno facendo le istituzioni, che hanno unito le forze coordinandosi attraverso il Comitato Edufin per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale con il supporto del MEF, della Banca d’Italia, dei vari Ministeri interessati, delle commissioni ed organi coinvolti (CONSOB, IVASS, COVIP, CNCU, OCF). Il progetto si affianca agli educatori scolastici per ovviare alla grave lacuna di conoscenze finanziarie di base degli italiani, grandi risparmiatori ed imprenditori, mediamente incapaci però di articolare scelte finanziarie consapevoli. Diffondere la cultura e l’educazione finanziaria nei primi anni della scuola è indispensabile per crescere come investitori maturi dell’ingente risparmio privato italiano. Una volta entrati nel mondo degli “adulti”, alla ricerca di una crescita professionale, risparmiatori indefessi sempre disponibili ad investire nel “core” del debito dello Stato e nei prodotti finanziari offerti dalle reti di banche, assicurazioni e asset manager, entra in gioco anche l’ampissima offerta di prodotti e classi di attivi finanziari liquidi ed illiquidi, sempre più complessa ed articolata, talvolta caratterizzata da “auto-certificazioni della qualità” non prive di conflitti di interesse.
I cittadini-investitori sono sommersi da una quantità di informazioni enorme, veloce, volatile, spesso preclusa ad intere fasce di popolazione non digitalizzate quali quelle più anziane o poco scolarizzate: qui l’analista finanziario occupa un ruolo fondamentale nello snodo nel mercato tra domanda ed offerta. Rappresenta l’utilizzatore professionale di questa enorme massa di informazioni: in modo trasparente ed indipendente analizza, comprende e seleziona secondo criteri di analisi “risk-based” oggettivi e verificabili.
L’Italia ha un bisogno urgente di analisi finanziaria indipendente d’eccellenza: per il reinvestimento del suo enorme risparmio privato, per la liquidità dei suoi mercati finanziari (cash e dei derivati di obbligazioni ed azioni), per permettere alle migliaia di imprese italiane di quotarsi con successo alla Borsa di Milano, rimanendoci a lungo cogliendo – grazie al mercato e alla sua liquidità – opportunità di crescita nel medio lungo termine, per le startup e le PMI innovative dove ricerca, sviluppo e progresso tecnologico si forgiano giorno per giorno sviluppando nuovi eco-sistemi strategici per una crescita economica di lungo periodo più forte e dinamica.
Potremmo proseguire a lungo nel descrivere quanto la filiera dell’economia e dei mercati dei capitali dipendano in modo esiziale dalla funzione professionale dell’analista finanziario: a questa funzione il nostro Paese deve riconoscere oggi un valore strategico di bene comune, di “public good” di valenza sociale collettiva. Solo grazie ad una rinnovata classe di giovani analisti finanziari indipendenti l’Italia può garantire ad investitori nazionali ed internazionali, professionali ed istituzionali, agli investitori al dettaglio (la nota “massaia di Voghera”), a media digitali e non, quella analisi valutativa di sintesi frutto di selezione di informazioni quantitative e qualitative sempre più complesse e veloci: il corretto funzionamento dell’analisi finanziaria è condizione necessaria per rimettere e mantenere in circuito la liquidità che il mercato abbisogna per funzionare in modo integro ed efficiente.
L’approvazione del DDL Capitali con la delega alla Riforma del Testo Unico della Finanza (TUF) rappresenta il momento giusto per attribuire formalmente il riconoscimento di bene comune alla funzione dell’analisi finanziaria indipendente, come funzione da promuovere e tutelare con forme di supporto concrete in un’iniziativa che veda partecipare insieme lo Stato, i privati e i corpi intermedi utilizzando anche soluzioni di partenariato, società benefit e startup innovative. Ciò tanto più alla luce del nuovo tsunami dell’applicazione delle nuove norme sulla rendicontazione societaria in tema di sostenibilità nonchè dell’auspicata accelerazione della messa a terra della Capital e Banking Union di cui all’intervento del Governatore Fabio Panetta al recente incontro dell’Assiom Forex a Genova. Oggi l’Italia ha una opportunità storica di mostrare la capacità di colmare i ritardi culturali ed operativi in tema di analisi finanziaria mettendo al lavoro i propri potenti motori di crescita e sviluppo reale a beneficio dei cittadini e dei milioni di pazienti risparmiatori che possono dare supporto finanziario allo sviluppo dei nostri mercati dei capitali. AIAF è pronta e disponibile a presentare alle Autorità e agli operatori privati proposte e progetti concreti in tal senso.
Presidente AIAF
Davide Grignani