PIR, una leva europea per l’equity delle PMI

Il Sole 24Ore - 1 agosto 2023

Intervento di Davide Grignani

Pir sono un caso di successo della finanza Made in Italy a disposizione dell’equity finance necessaria allo sviluppo dell’economia reale, e in particolare delle Pmi, nel continente europeo. L’arsenale per questa missione è ricco e comprende anche i mini bond, sempre italiani, le soluzioni del mercato scandinavo sul fronte della small cap, le polizze francesi che prevedono investimenti sulle Pmi, oltre ad alcune soluzioni spagnole, come la copertura della ricerca indipendente delle small cap, ma i Pir si distinguono sul panorama del Vecchio Continente. Sono queste le conclusioni condivise della Effas, la federazione europea tra le 14 associazioni domestiche degli analisti finanziari, riunitasi di recente a Lisbona. Passati indenni attraverso la pandemia, il 2022 (l’annus horribilis della finanza internazionale) e un sistema regolatorio che ne ha più volte complicato inutilmente la vita, i Pir oggi vengono apprezzati non tanto per la loro dimensione (ancora molto ridotta, attorno all’i per mille della ricchezza finanziaria investibile dai risparmiatori italiani), ma piuttosto per il loro potenziale, rappresentando un “mattone” essenziale per la costituzione di fondi di fondi a favore delle Pmi, vero e proprio tessuto connettivo e sistema nervoso dell’economia UE. Per l’Italia si tratta quindi di proseguire lungo la strada intrapresa dal Decreto Capitali, dalle semplificazioni sulle quotazioni introdotte dalla Consob e dal nuovo ddl 674, in fase di finalizzazione, favorendo l’accesso da parte degli investitori a più di un Pir e stabilizzando l’incentivo fiscale. Ma per i Pir c’è da fare anche su scala europea: un trattamento omogeneo favorirebbe quella “liquidità continentale” cercata e richiesta da emittenti e investitori. Basti pensare alle differenti nozioni di Pmi in Italia e nell’Unione Europea definite nel primo caso in base a una capitalizzazione di mercato di 5 o 0 milioni per tre anni consecutivi, mentre la Commissione si basa su equivalenti a tempo pieno (FTE) inferiori a 250 e un bilancio inferiore a 43 milioni. In Italia, nel 2021 circa 2omila Pmi hanno raggiunto un fatturato superiore a io milioni mentre a livello Ue si contano circa 2oomila Pmi di dimensioni simili. L’Italia rappresenta quindi circa il io% del potenziale mercato totale europeo. Secondo la Banca d’Italia, sempre nel 2021, erano circa 2.00o le Pmi idonee alla quotazione in Borsa. La capitalizzazione di mercato totale delle Pmi italiane all’inizio del 2023 ammonta a 46,1 miliardi, rappresentando circa il 7,4% del mercato italiano quotato. Le Pmi italiane contribuiscono al 41% del Pil italiano, ma gli investimenti dei Pir nell’ equity delle Pmi si fermano a quota 4,7 miliardi, mostrando ampli margini di miglioramento. Una sfida a cui l’analisi finanziaria indipendente può portare un contributo misurabile, permettendo di mutuare il meglio dalle best practice.

Presidente AIAF

Davide Grignani

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