Cari Soci ed Amici di AIAF, come sempre settembre – e raramente quanto questo settembre 2022 – significa la vera ripartenza per il nuovo anno. Si ritorna “a scuola”, tutti, nessuno escluso, dopo “sudatissime” vacanze che ci hanno permesso di ricaricare le pile esaurite dopo durissimi mesi scanditi da eventi bellici, socio-economici, sanitari e climatici che stanno mettendo a dura prova la notoria resilienza del genere umano. Ora si riparte a pieno regime: le elezioni del prossimo 25 settembre rappresentano sicuramente una importante discontinuità (comunque la si voglia giudicare) rispetto al continuo flusso di gravi problematiche su molti fronti che possono e devono essere gestite con la massima intensità, coerenza, ed efficienza dal nuovo Governo. Una delle tematiche che ci sta più a cuore è certamente come riuscire ad accrescere, diffondere e migliorare la conoscenza dell’analisi finanziaria in tutto il Paese. Dall’inizio della pandemia COVID-SARS 19 la nostra AIAF FINANCIAL SCHOOL ha intrapreso un cammino di radicale digitalizzazione al fine di dotarsi di strumenti di alta formazione, efficienti ed efficaci, nel rispondere sia ai problemi di didattica a distanza, sia ai nuovi temi di sostenibilità, transizione energetica, circolarità dell’economia. Insieme alle nostre consorelle internazionali e supportati dalla nostra associazione EFFAS a livello europeo, abbiamo investito risorse e mezzi sugli ESG senza esitazione e continueremo a farlo. AIAF FINANCIAL SCHOOL oggi è sicuramente in grado di lavorare su scala nazionale raggiungendo ogni istituto finanziario, società industriale o di servizi, Pubblica Amministrazione, studenti e analisti privati in tutta Italia. Contiamo perciò moltissimo sulla rivitalizzazione delle “reti” del sapere: l’analisi finanziaria è un “enabling tool” di importanza fondamentale. Essa è per sua natura trasversale: il calcolo della convenienza di un certo investimento o meno, il valore attuale di flussi di cassa (positivi o negativi) futuri alla luce dei crescenti tassi di interesse e dell’inflazione, etc. etc. sono semplici ma fondamentali strumenti e competenze finanziari che – se portati sul territorio a livello capillare – riuscirebbero a “ri-vascolarizzare” e far ripartire moltissime iniziative di investimento, sia produttivo che finanziario. Crediamo moltissimo nella possibilità di avere molti più analisti finanziari nel Paese che agiscano come vere “onde d’urto” per irrorare meglio e di più un Paese che appare in moltissime aree ormai come paralizzato da una forma di paura e diffidenza profonda e diffusa nell’investire l’importante risparmio di cui l’Italia è tuttora ricca. La diffidenza e la mancanza di conoscenza viaggiano spesso mano nella mano. La sequenza di crisi finanziarie ed istituzionali prima, seguite dalla pandemia del Covid19, dall’ondata di nuove frodi e caos nell’applicazione delle politiche fiscali di sostegno economico (superbonus edilizi, reddito di cittadinanza, …), dalla disruption delle supply chain e dalla guerra in Ucraina (con le note conseguenze inflattive sul lato dell’offerta di energia, materie prime e componentistica), hanno stressato ed evidenziato anche la mancanza di adeguate competenze di analisi e di coordinamento progettuale a tutti i livelli in settori critici per il rilancio del Paese. Gli esempi, purtroppo numerosi e di dimensioni imponenti, drammaticamente evidenti a tutti.
La sanità Durante la drammatica pandemia sanitaria (tuttora non debellata) sono emersi forti e profondi i deficit di prevenzione, modello organizzativo e capacità gestionale del sistema sanitario nazionale. Imperniato sulla centralità dei grandi poli ospedalieri (soprattutto del Nord Italia, spesso privati convenzionati), l’infrastruttura sanitaria italiana ha potuto gestire la profonda crisi facendo leva sulle grandi capacità di “supplenza” da parte degli operatori privati, del terzo settore (in particolare delle fondazioni), del personale e degli addetti sanitari, diretti ed indiretti, che si sono prodigati “ultra vires”. Lo sforzo, i costi umani ed economici, i risultati sono oggettivi: sono mancati preparazione preventiva, co-operazione e coordinamento centro-periferia, la leva, potentissima, di una efficiente e capillare medicina di base che fosse preparata ad interventi di questa rilevanza e scala. Quando il territorio ha risposto in modo efficiente a livello locale, le cose sono andate decisamente meglio.
La ripartenza economica I numerosi interventi a supporto della riqualificazione del patrimonio immobiliare e della transizione energetica degli ultimi anni, e in particolare il cosiddetto super-bonus del 110%, sono un’altra chiara e forte dimostrazione di quanto i nostri “mali” – stranoti e diagnosticati – non vengono mai curati preventivamente con prognosi e tempi corretti. Un provvedimento di grande impatto moltiplicativo sul vasto indotto, che avrebbe dovuto prevedere semplicità, trasparenza, efficienza ed efficacia, si è trasformato immediatamente in un ottimo sistema di “attacco alla diligenza” per operatori tanto veloci ed efficaci a batter cassa (in special modo, come da notizie pubbliche, presso le Poste) quanto disonesti (le stime ufficiali parlano di circa 6 miliardi di euro di truffe a danno dell’erario solo per il bonus facciate, oltre 10 miliardi in totale, una cifra colossale pari ai costi di un conflitto bellico): i soliti “furbi” hanno operato con la massima disinvoltura, senza essere chiamati al pur minimo rispetto del sacrosanto principio economico dello “skin in the game”, hanno gonfiato i prezzi delle filiere dell’edilizia e del suo indotto, già sottoposte allo stress del rincaro e della mancanza di materie prime. Per gli onesti e sprovveduti cittadini si è aperto invece un girone infernale della complessità, dell’incertezza e della indeterminatezza delle regole, dei tempi, dei costi e dei benefici: eccesso di norme contraddittorie, complicatissime, che hanno giovato solo a stuoli di presunti “esperti” fiscali e tecnici, eserciti improvvisati di consulenti che spesso poco o nulla sono serviti ai loro clienti creando frequenti conflitti, contenziosi e “scarica barile” in un gioco sicuramente a somma-zero per il sistema nel complesso, di nuovo gravemente impallato su una costruzione burocratica mastodontica ed improduttiva. Anche qui è profondamente mancata competenza e presenza capillare sul territorio a livello adeguato.
Le politiche sociali Durante la fase di dibattito sull’abbandono del REI l’introduzione del reddito di cittadinanza, economisti e osservatori tecnici attenti all’efficienza ed efficacia delle misure di politica economica avevano previsto ed elencato, punto per punto ed in dettaglio, quanto abbiamo poi sperimentato “in corpore vivo”. Invece di raggiungere i sacrosanti obiettivi di non lasciare indietro nessuno e prendersi cura delle fasce sociali effettivamente più deboli, la manovra a pioggia di “helicopter dropping” si è prestata perfettamente allo scambio di voto, alla disaffezione definitiva all’apprendistato, all’arbitraggio tra lavoro ufficiale e lavoro in nero (la nuova equazione sociale: reddito di cittadinanza + lavoro in nero risulta maggiore o uguale alla stragrande maggioranza degli stipendi di ingresso dei giovani) determinando gravi effetti “diseducativi” e parassitari ancora a spese dell’enorme e crescente debito pubblico (finanziato dalla “minoranza silenziosa” del 50% delle anagrafiche fiscali “capienti”).
La rete bancaria E veniamo all’infrastruttura finanziaria, entrata in crisi alla fine del primo decennio del nuovo millennio e tuttora in cammino alla ricerca di un nuovo modello sostenibile. La mancanza di una snella unione bancaria (Banking Union) e dei mercati capitali europei (Capital Market Union) sta contribuendo alla balcanizzazione geo-politica, la frammentazione giuridica, regolamentare, amministrativa, fiscale ed operativa dell’Unione Europea. Per l’Italia – tuttora non sufficientemente competitiva rispetto alle piazze finanziarie di Parigi, Francoforte ed Amsterdam – questo si è tradotto anche in una Borsa sempre più asfittica per scarsa capitalizzazione, quotazioni a forte sconto rispetto ai mercati internazionali, mancanza di nuove quotazioni, assenza di contendibilità effettiva, arbitraggi fiscali, procedurali e di costi operativi per il mantenimento della quotazione. Di questo tema e di quanto riteniamo sia strategico per tutti gli europei avere presto una Borsa Unica Europea (BUE) abbiamo già trattato. Solo nelle ultime settimane abbiamo assistito al de-listing di nomi importanti del listino principale italiano che hanno preferito quotare il loro titolo su altre piazze. Le 10 società delistate sino ad oggi potrebbero non essere la totalità delle cancellazioni del 2022: altre sono state annunciate o sono in corso di analisi; le uscite non sono compensate dal pur vivace flusso delle 16 nuove quotate nel 2022, per la maggior parte società innovative di piccola-media (intendesi al di sotto dei 250 mln di euro di fatturato) quotate sul listino principale. Ormai è noto da tempo che la sola intermediazione bancaria non può e non potrà supplire la mancanza di capitali privati per sostenere lo sviluppo italiano. Neppure lo Stato può continuare a farsi carico di finanziare, garantire e contro-garantire la grande maggioranza dell’attività industriale e degli investimenti strategici (infrastrutture, reti, ricerca e tecnologia, digitalizzazione, etc.) che richiedono tempi a medio-lungo termine strategici per il Paese.
La derubricazione dell’approvazione parlamentare della CMU rappresenta in questo contesto un grande errore strategico della politica per tutta la EU di cui l’Italia paga di sicuro il prezzo più alto in assoluto. Una possibile via per contribuire nel rimediare, almeno in parte, a tutti i difetti organizzativi e di processo citati in precedenza, è rappresentata proprio dalla nostra rete di filiali bancarie. Con la sua rete di sportelli fisici sul territorio l’Italia dispone di un network estremamente forte, numeroso, radicato e capillare: le possibilità sono concrete ed evidenti. Gli ultimi anni hanno segnato un graduale regresso del numero di filiali sul territorio: un interessante articolo apparso in questi giorni su Repubblica fornisce dati aggiornati e parla di “desertificazione bancaria” di molte aree d’Italia e in particolare al Sud. Gli sportelli chiusi sono oltre undicimila in dieci anni (da oltre 32mila a circa 21mila con un decremento del 34%); altre chiusure sono già state pianificate. La crescente digitalizzazione e la necessaria riduzione dei costi non fanno che alimentare questo trend in assenza di innovazioni profonde dell’offerta. Un’inversione di questo fenomeno di impoverimento del tessuto locale è possibile e andrebbe considerata con urgenza: essa rappresenta una opportunità strategica per l’intero sistema-paese. Opportunamente riorganizzata, facendo leva su competenze di analisi finanziaria multi-disciplinare, la filiale bancaria può agire infatti come PMO – Project Manager Officer – territoriale decentrato: fulcro di attività consulenziali ad alto valore aggiunto remunerate a commissioni, trasparenti e specifiche, la filiale può divenire un “hub” locale di competenze consulenziali dove resta fermo e chiaro l’obiettivo “for profit” di fornitura di servizi e prodotti finanziari per investitori, prenditori ed emittenti. Fruitori beneficiati: le persone fisiche, le famiglie, le società private di tutti i settori, gli enti pubblici e la PA. Aree di intervento:
… la lista non si ferma qui, oggi supportata dalla possibilità di nuove possibilità di partneriati e accordi con un’ampia gamma di fornitori di competenze e servizi (basti pensare a tutte le aree ESG collegate alla sostenibilità energetica o all’innovazione digitale e tecnologica). L’arricchimento in regime di libera concorrenza dei servizi già forniti dalle filiali bancarie (quali ad esempio le gestioni patrimoniali, i servizi assicurativi ed immobiliari) inevitabilmente condurrebbe ad una nuova stagione di investimenti importanti in competenze di analisi finanziaria interdisciplinare creando nuovi posti di lavoro per profili di professionalità elevata, un rilancio di percezione e realtà della relazione cliente-sportello ma, soprattutto, un rilancio delle competenze per il territorio, delegate a livello capillare a nuovi giovani dipendenti di alto profilo finanziario.
Risultati e obiettivi tangibili possibili: più educazione finanziaria per tutti i cittadini, più analisi finanziaria trasversale su più fronti applicativi, più competenze interdisciplinari, più occupazione giovanile qualificata su tutto il territorio italiano; un volano straordinario fatto da una rete interconnessa attraverso IT e digitalizzazione. L’effetto indotto sarebbe potente. L’inversione di trend per le nuove quotazioni delle nostre eccellenti PMI (Intesa Sanpaolo stima che siano tra 1000 e 2000 le candidate eccellenti) troverebbe a livello locale un contatto concreto e qualificato con il mondo spesso sentito “lontano” e chiuso della quotazione in Borsa. Una rete di nuovi accordi e relazioni di affari tra le nostre banche con Euronext Borsa, CDP, il mondo del Private Equity e degli sponsor finanziari potrebbe realizzare un vero acceleratore per il rilancio del mercato immobiliare di trasmissione italiano tra risparmio e capitale produttivo, inceppato da decenni per eccesso di burocrazia e complessità. Il Governo, l’ABI, i sindacati, i principali regolatori e soggetti privati coinvolti, potrebbero tutti promuovere insieme uno sforzo collettivo corale. La realizzazione rapida e costruttiva di infrastrutture necessarie quali la formalizzazione della Capital Market Union (cui non deve essere dogmaticamente anteposta la realizzazione anche della Banking Union), la semplificazione e razionalizzazione del regime fiscale delle rendite finanziarie, la semplificazione dei tempi della giustizia, devono necessariamente accompagnare questo sforzo. L’autunno 2022, con le nuove elezioni politiche, darà al nuovo Governo un’ulteriore opzione in tal senso …il settore bancario ed il sistema-paese potrebbe cogliere questa occasione storica per un rilancio possente dell’intera rete nazionale. AIAF e AIAF FINANCIAL SCHOOL sono in campo e intendono giocare questa partita al meglio delle nostre possibilità. Più analisti finanziari e più educazione finanziaria di livello sono dei pre-requisiti ineludibili su cui dobbiamo coralmente tutti impegnarci a far crescere la nostra visibilità e presenza.
Il Presidente Davide Grignani Agosto 2022